Dare di nuovo alle stampe i saggi bellici derobertiani, sia pure per
escerti e privilegiando il dato letterario e filosofico, non è certo
opera semplice. Ostano sia il livello composito di questa tardiva
produzione saggistica, sia una certa tendenza - posta in essere anche
dai mezzi di comunicazione di massa e oggi prevalente - a privilegiare
il De Roberto romanziere e novelliere piuttosto che il giornalista di
terza pagina. Mancava dunque un'edizione moderna dei saggi scritti fra
il 1915 e il 1920, secondo il principio logico per cui la montagna da
scalare era troppo alta, troppi i riferimenti da chiarire (soprattutto
nelle recensioni che si occupavano del primo Ottocento) e - infine - non
facile la decisione se pubblicare quegli articoli per intero oppure
operare una scelta, affidandosi al criterio, pur sempre soggettivo, di
chi eventualmente li editasse. La silloge edita nel presente volume,
introdotta e annotata da Giorgio Pannunzio, cerca di porre rimedio a
quest'annosa lacuna.