La gran parte della narrazione storica delle vicende istriane del 1943 e
quelle del maggio 1945 a Trieste, e particolarmente quella in chiave
nazional-popolare della carta stampata, dei media televisivi e di molti
siti Web, ha il grave difetto di una evidente partigianeria, quando non
quello della mistificazione o d'essere in qualche caso puro e semplice
racconto fantastico. Un racconto che spesso non tiene conto, non solo
della realtà storica di quegli eventi che la storiografia attuale sta a
fatica delineando - seppur con un percorso zigzagante tra lo stereotipo
italianizzante antislavo ed una critica dei fatti e delle fonti precisa
quanto difficile da accettare, al punto da etichettarla con la parola
"negazionismo", - ma spesso addirittura dei tempi e dei modi, della
"fattibilità", della possibilità stessa di accadere, cioè, degli eventi
narrati.