Tra la seconda meta del Duecento e la fine del Trecento, la diffusione
dei romanzi arturiani nella penisola italiana da vita a un fenomeno
culturale di lunga durata e dalle molteplici sfaccettature. Le storie
della Tavola Rotonda catturano l'interesse di categorie di pubblico
disparate, dai lettori delle Repubbliche marinare toscane e liguri ai
sovrani angioini, fino agli esponenti dei regimi signorili, che ne fanno
l'oggetto di trascrizioni, traduzioni, compilazioni, elaborazioni
originali. In Italia, il nutrito numero di manoscritti arturiani copiati
e miniati e la varieta di soluzioni testuali e figurative adottate dai
vari codici testimoniano quanto il fenomeno sia stato vivace e
trasversale. Questo libro, tramite lo studio dell'interazione tra
contenuti testuali, corredi illustrativi e dinamiche di ricezione, mette
in luce il ruolo centrale del mito arturiano e delle sue tante
"appropriazioni" nei processi di costruzione identitaria e nelle
politiche culturali dell'Italia dei comuni e delle corti.