Scritto nel 1881 è il primo romanzo dell'incompiuto ciclo "I vinti", ed
è considerato il capolavoro della letteratura verista. Verga supera il
bozzettismo veristico per contribuire in modo fondamentale alla
creazione di una tradizione narrativa realistica in Italia. Nella storia
del declino dei Malavoglia egli dà una rappresentazione lucidamente
critica della crisi di una civiltà arcaica investita da nuove, spietate
leggi economiche. Il suo attaccamento ai valori più autentici di quella
civiltà (la famiglia patriarcale, la casa del nespolo) si accompagna
alla condanna dei suoi colpevoli ritardi; ma su tutto domina un
pessimismo di fondo, un senso di immobilità e immutabilità dei destini
sociali e umani che è in netto contrasto con gli ottimismi trionfanti
della borghesia italiana postunitaria (Aonia edizioni).